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Bibbia traduzione letterale: Giona

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eBook details

  • Title: Bibbia traduzione letterale: Giona
  • Author : Fabrizio Bartolomucci
  • Release Date : January 23, 2018
  • Genre: Bible Studies,Books,Religion & Spirituality,
  • Pages : * pages
  • Size : 5542 KB

Description

Caso quasi unico nella letteratura mondiale, la Bibbia non è mai riuscita a separare la fase della traduzione da quella dell’interpretazione. Probabilmente per l’ambiguità e per la mutabilità del contenuto, da sempre i traduttori hanno provveduto a inserire la loro interpretazione del testo spacciandola per autentica, non disturbandosi di riportare le proprie scelte interpretative, ma piuttosto aggiungendo note che allontanano ancora di più il significato dal testo originale: è caratteristica in ambito cristiano l’iniezione di contenuti del nuovo testamento o addirittura di speculazioni teologiche successive come lo spirito santo o le profezie. In questa opera, seguendo le indicazioni di Mauro Biglino, provvediamo invece a tradurre la Bibbia letteralmente. La regola generale per i termini non standard è che, ove una parola ebraica è presente in una singola istanza, oppure in parti diverse con significati diversi, o ancora nel caso che una qualsiasi traduzione potrebbe introdurre nel lettore un bias indesiderato, la decisione è quella di lasciare la parola in un originale fonetico in forma analoga alla versione di BibleHub, per uniformità. Questo è il caso ad esempio di: ‘ĕ·lō·hîm, Yah·weh, Šad·day, ‘El·yō·wn, Rū·aḥ, Kā·ḇō·wḏ, Mal·’aḵ.

Le persone di nomi, aggettivi e verbi seguono scrupolosamente l’originale ebraico, anche riguardo termini controversi come ‘ĕ·lō·hîm, Šad·day, ’Êl, senza risolvere arbitrariamente le contraddizioni. Il genere degli articoli e aggettivi resi in ebraico viene associato al genere del termine ebraico, e non a quello di una delle traduzioni in italiano; questo può naturalmente portare a ulteriori discrepanze del testo rispetto le traduzioni clericali. Nel caso particolare di ‘ĕ·lō·hîm, quando preceduto da articolo determinativo, si è deciso di renderlo sempre come ‘gli ‘ĕ·lō·hîm’, anche quando il termine regge un verbo al singolare. La soluzione appare quasi altrettanto insoddisfacente quanto coniugare l’articolo col verbo, per usare l’aggettivo singolare solo con il verbo al singolare, es. ‘l’‘ĕ·lō·hîm’, e in tutti gli alti casi al plurale, es. gli ‘ĕ·lō·hîm’, ma riteniamo la forma uniforme decisa essere preferibile dal punto di vista della leggibilità e dell’obiettività.

Subito a Giona 1: 2 una interessante traduzione bizzarra clericale del verbo ‘ā·lə·ṯāh (עָלְתָ֥ה) come “venire su” per dare probabilmente la suggestione che Yah·weh parlasse dal cielo o da chissà dove, quando il verbo in qualunque altro passo della Bibbia è usato come un’avvicinarsi in modo assai più normale, come è qui naturalmente reso.

A Giona 1: 14 un interessante passo in cui i marinai sono consapevoli che qualunque cosa possano fare alla fine ne avrebbero la peggio; tipica situazione di fronte a un ente a cui si attribuisce il controllo della propria sorte e un comportamento indeterminato: anche punire qualcuno che risparmia vite o premiare chi fa stragi, o viceversa in modo a tutti gli effetti casuale - mistero su cui sono stati scritti fiumi di inchiostro e che ha avuto effetti devastanti nella storia, e mefitici ancora oggi in medio oriente.

Conseguenze visibili a Giona 1: 15 -16 dove i marinai, per pura superstizione, gettano un uomo a mare! Per giunta avendo la conferma che l’atto sia stato ben gradito dalla fine della tempesta! Non diversamente facevano le tribù primitive in altre parti del mondo a fronte di una epidemia, carestia o altro fenomeno nefasto collettivo. Qui si mostra in forma evidente come affidarsi alla Bibbia significa essere liberi di trascurare ogni principio etico, alla faccia dei dieci comandamenti che infatti Yah·weh non ha mai dato, né nel numero, né tantomeno nella forma presente nell’inconscio occidentale collettivo.

Giona 2: 1 fa parte del capitolo primo della versione evangelica, mentre del capitolo secondo tanto della versione cattolica che ebraica e viene messo quindi tra parentesi graffe. Si notino i tre giorni e tre notte che fanno da modello e da soggetto per le profezie riguardo i giorni tra la morte e la resurrezione del mā·šî·aḥ.

A Giona 2: 6 ricompare la nostra amica sūp̄, che altrove viene associata a un mare per farlo diventare ‘rosso’. Come un rosso, aggettivo, possa avvinghiare Giona risulta non ovvio, mentre un mare di alghe da aprire per essere attraversato lo sarebbe assai di più. Al lettore viene lasciata, come sempre, la scelta.


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