(DOWNLOAD) "Bibbia Traduzione Letterale: Salmi" by Fabrizio Bartolomucci # Book PDF Kindle ePub Free
eBook details
- Title: Bibbia Traduzione Letterale: Salmi
- Author : Fabrizio Bartolomucci
- Release Date : January 29, 2017
- Genre: Bible Studies,Books,Religion & Spirituality,
- Pages : * pages
- Size : 23357 KB
Description
Caso quasi unico nella letteratura mondiale, la Bibbia non è mai riuscita a separare la fase della traduzione da quella dell’interpretazione. Probabilmente per l’ambiguità e per la mutabilità del contenuto, da sempre i traduttori hanno provveduto a inserire la loro interpretazione del testo spacciandola per autentica, non disturbandosi di riportare le proprie scelte interpretative, ma piuttosto aggiungendo note che allont anano ancora di più il significato dal testo originale: è caratteristica in ambito cristiano l’iniezione di contenuti del nuovo testamento o addirittura di speculazione teologiche successive come lo spirito santo o le profezie. In questa opera, seguendo le indicazioni di Mauro Biglino, provvediamo invece a tradurre la Bibbia letteralmente, annotando quando si sono fatte scelte diverse: per Elohim, e benedire. La struttura di base del testo, per quanto riguarda le parti standard, viene dal portale laparola.net, mentre i contenuti letterali, integrazioni ed emendamenti al testo attingono alla Bibbia interlineare su Biblehub.com. La regola generale per i termini non standard è che, ove una parola ebraica è presente in una singola istanza, oppure in parti diverse con significati diversi, o ancora nel caso che una qualsiasi traduzione potrebbe introdurre nel lettore un bias indesiderato, la decisione è quella di lasciare la parola nell’originale fonetico. Questo è il caso ad esempio di: ‘Ĕ·lō·hîm, Yah·weh, Šad·day, ‘El·yō·wn, Rū·aḥ, Kə·ḇō·wḏ, Mal·’aḵ.
Quando occorre tradurre “benedire”, “benedizione” ecc. da parte di Yahweh, o da una persona con autorità o denaro, la scelta è quella di usare un parafrasi che indichi il fatto che l’azione ha un effetto pratico.
Le persone di nomi, aggettivi e verbi seguono scrupolosamente l’originale ebraico, anche riguardo termini controversi come ‘Ĕ·lō·hîm, Šad·day, ’Êl, senza risolvere arbitrariamente le contraddizioni. Il genere degli articoli e aggettivi resi in ebraico viene associato al genere del termine ebraico, e non a quello di una delle traduzioni in italiano; questo può naturalmente portare a ulteriori discrepanze del testo rispetto le traduzioni clericali.
Come noto i Salmi raccolgono una serie di canti di guerra, composti da lamenti, preghiere, richieste di aiuto, ennesime rievocazioni del Pentateuco, maledizioni, il tutto più o meno assortito, da essere cantati. Questi sono infatti di natura estremamente eterogenea in particolare in riferimento alla distanza temporale variabile che separa ciascuno autore dalla presenza sulla terra degli ‘Ĕ·lō·hîm.
Quindi Davide, abbastanza prossimo, ancora crede in un collegamento tra i propri comportamenti verso Yah·weh e le sue vittorie e sconfitte, salute e malattia. Alcuni autori successivi, oltre a ignorarne il nome usando piuttosto i termini ’êl, ‘ê·lō·hê ed ‘ê·lō·hîm, nel mentre spergiurano di non dimenticarlo!, rimangono perplessi di fronte al fatto che l’aiuto ricevuto dai loro padri non si materializzi più, mentre altri salmi danno un messaggio incompleto di redenzione che non può che dare un messaggio cupo.
I salmi si alternano anche dal punto di vista della complessità del testo ebraico, dall’evidente, che in effetti i traduttori ufficiali traducono abbastanza fedelmente, al completamente astruso, dove i traduttori ufficiali si sono applicati per far dire al testo quello che volevano, e in cui questo testo ha cercato piuttosto di dare un senso al testo letterale. Ma forse meglio non si poteva fare per un testo così oscuro e frammentario, se non, come si è fatto in parte in quest’opera, lasciando in originale le parole incerte e traducendo il più letteralmente possibile il resto.
Tra questi testi una interessante chicca esce dalla traduzione letterale a conferma dell’assegnazione di Yah-weh da parte degli ‘ê·lō·hîm al popolo in Salmi 49:7
La natura militare dei Salmi viene evidenziata, tra gli altri casi, in particolare in Salmi: 59: 12 dove si chiarisce che l’esercito è valoroso solo se prima l’’êl li calpesterà o disperderà, come in un salmo precedente e successivi. Certo resta difficile non pensare a una chiamata del supporto aereo da parte di un’armata contemporanea.
Interessante la distinzione dei figli di ’Ā·ḏām da quelli di ’îš in Salmi 61: 9, per quanto in definitiva unificati.
A volte si cade nell’ironico come quando Davide in Salmi 69: 2, dove questi in numerosi salmi augura i peggiori castighi sui suoi nemici per poi attribuire ciò al fatto che gli augurino il male!
Da notare passando come Davide si “spertichi” in ogni modo alternando lusinghe, lamenti, pentimenti e tutto l’armamentario che ancora oggi esibisce il fedele, senza naturalmente che né Yah-weh, né alcuno degli ‘ê·lō·hîm risponda in alcun modo, se non occasionalmente col classico scioglimento del sangue di san Gennaro o suoi prodromi più notori. Tutto fino a lanciarsi nel salmo 71 in una sorta di proiezione su come sarà bello il mondo quando gli ‘ê·lō·hîm torneranno, evidentemente ignaro o immemore del costo che hanno richiesto questi nel Pentateuco per i loro servigi!
Nel salmo 72, il primo dopo le deprimente serie di quelli di Davide, viene presentato per la prima volta il principio teologico, che bizzarramente resiste fino ad oggi, per il quale non c’è bene senza la paura della punizione divina. Il principio per il quale l’uomo è inerentemente malvagio, a meno che non sia limitato da qualche altro fattore, l’homo homini lupus di Hobbes che davvero per fortuna trova ben poche conferme nel mondo.
In Salmi 72: 22 è presente una divertente replica a parti invertite delle beffe di Ierub-Baal allorché Asaf sembra sfidare Yah·weh in modo assai simile a Gedeone, incidentalmente con gli identici risultati, visto che gli ‘ê·lō·hîm, semmai ci sono mai stati, se ne sono andati da tempo!
Poco dopo la metà del tomo si situa il misterioso Salmo 81 che davvero non si capisce che percorso abbia seguito per giungere nella Bibbia. Lo scioglilingua presente nelle traduzioni purtroppo non si risolve nella versione ebraica a noi pervenuta: questo porta ad avere un ente singolare che parla a un’assemblea di se stessi plurale - si usi Dio singolare o ‘ê·lō·hîm plurale il problema non cambia. Problema a cui si aggiunge la curiosissima critica agli ‘ê·lō·hîm di non seguire principi etici, quando ciò non è mai sembrato una preoccupazione per gli ‘ê·lō·hîm dei tempi antichi, che tenevano piuttosto al loro soave odore di carne bruciata e al potere a ogni prezzo! A ciò ovviamente si aggiunge l’osservazione sulla mortalità degli ‘ê·lō·hîm; si potrebbe pensare essere questa l’unica componente rimasta dai resoconti antichi intorno a cui si sono aggregati contenuti moderni, compresa l’assolutamente posticcio verso finale; anche se queste ultime sono ovviamente ipotesi.
Di nuovo sorprese da un salmo corto: evidentemente i copisti monoteisti sono riusciti meno bene nei salmi corti ad eliminare gli elementi compromettenti; si tratta del Salmo 86 - naturalmente nella traduzione letterale, in quanto i traduttori hanno la tendenza a completare l’opera dei copisti ebraici... - dove si legge della nascita di Yah·weh e della preesistenza a lui di ‘el·yō·wn.
Lo spesso recitato in chiesa Salmo 135 prende una nuova forma molto più ragionevole quando l’amore e la misericordia mentre... si compiono stragi.. delle traduzioni letterali torna all’originale.
Tanto per non farsi mancare nulla in un mare di più o meno buoni ma affettati propositi, compare al Salmo 136 il giulivo invito a sbattere i figli dei Babilonesi contro le rocce...
Poi al Salmo 137, forse per stanchezza, il traduttore monoteista, dopo aver resistito per tutta la Bibbia, rompe gli indugi e traduce ‘ĕ·lō·hîm con angeli.
Nel suo complesso questo libro perfeziona il principio sociologico del Culto del Cargo: in realtà potremmo probabilmente udire simili canti dagli aborigeni rispetto il fatto che i cargo americani non siano più tornati a portare viveri, nonostante essi abbiano continuato a comportarsi secondo le istruzioni a suo tempo date.