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[DOWNLOAD] "Bibbia traduzione letterale: Sofonia" by Fabrizio Bartolomucci ~ eBook PDF Kindle ePub Free

Bibbia traduzione letterale: Sofonia

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eBook details

  • Title: Bibbia traduzione letterale: Sofonia
  • Author : Fabrizio Bartolomucci
  • Release Date : January 03, 2018
  • Genre: Bible Studies,Books,Religion & Spirituality,
  • Pages : * pages
  • Size : 5662 KB

Description

Caso quasi unico nella letteratura mondiale, la Bibbia non è mai riuscita a separare la fase della traduzione da quella dell’interpretazione. Probabilmente per l’ambiguità e per la mutabilità del contenuto, da sempre i traduttori hanno provveduto a inserire la loro interpretazione del testo spacciandola per autentica, non disturbandosi di riportare le proprie scelte interpretative, ma piuttosto aggiungendo note che allontanano ancora di più il significato dal testo originale: è caratteristica in ambito cristiano l’iniezione di contenuti del nuovo testamento o addirittura di speculazioni teologiche successive come lo spirito santo o le profezie. In questa opera, seguendo le indicazioni di Mauro Biglino, provvediamo invece a tradurre la Bibbia letteralmente. La regola generale per i termini non standard è che, ove una parola ebraica è presente in una singola istanza, oppure in parti diverse con significati diversi, o ancora nel caso che una qualsiasi traduzione potrebbe introdurre nel lettore un bias indesiderato, la decisione è quella di lasciare la parola in un originale fonetico in forma analoga alla versione di BibleHub, per uniformità. Questo è il caso ad esempio di: ‘ĕ·lō·hîm, Yah·weh, Šad·day, ‘El·yō·wn, Rū·aḥ, Kā·ḇō·wḏ, Mal·’aḵ.

Le persone di nomi, aggettivi e verbi seguono scrupolosamente l’originale ebraico, anche riguardo termini controversi come ‘ĕ·lō·hîm, Šad·day, ’Êl, senza risolvere arbitrariamente le contraddizioni. Il genere degli articoli e aggettivi resi in ebraico viene associato al genere del termine ebraico, e non a quello di una delle traduzioni in italiano; questo può naturalmente portare a ulteriori discrepanze del testo rispetto le traduzioni clericali. Nel caso particolare di ‘ĕ·lō·hîm, quando preceduto da articolo determinativo, si è deciso di renderlo sempre come ‘gli ‘ĕ·lō·hîm’, anche quando il termine regge un verbo al singolare. La soluzione appare quasi altrettanto insoddisfacente quanto coniugare l’articolo col verbo, per usare l’aggettivo singolare solo con il verbo al singolare, es. ‘l’‘ĕ·lō·hîm’, e in tutti gli alti casi al plurale, es. gli ‘ĕ·lō·hîm’, ma riteniamo la forma uniforme decisa essere preferibile dal punto di vista della leggibilità e dell’obiettività.

Oramai quasi alla fine della Bibbia in Sofonia 1: 12-13 e succ. si continuano a enucleare previsioni di ritorni di Yah·weh per fare sfracelli, che ovviamente non sono mai stati riportati da quando sono iniziate le previsioni. A fronte di questo gli Ebrei odierni fanno finta che Yah·weh sia tornato e se lo prendono da soli il territorio da lui promesso, probabilmente anche loro avendo perso la speranza, nonostante studino la loro Torah; quanto ai cattolici, questi hanno fatto una doppia sostituzione: da una parte fanno finta che nella Bibbia si aspetti l’avvento di un mā·šî·aḥ, piuttosto che appunto il ritorno di Yah·weh, e poi identificano il Cristo come questo mā·šî·aḥ inesistente. E su queste menzogne si fanno guerre, e si costruiscono grandi ricchezze basate sull’inganno. 

Ironicamente molto meglio per loro che Yah·weh non torni in quanto questi comportamenti potrebbero non stargli molto bene, per quanto le sue armi ora sarebbero facilmente superate da quelle contemporanee.

Sofonia 2: 11 presenta un aspetto interessante: rā·zāh (רָזָ֔ה) viene tradotto ovunque altro come mistero, secreto e qui i traduttori canonici si creano problemi teologici da soli traducendo con il verbo affamare. Il ragionamento è ipotetico, in quanto non si vede perché non tradurre uniformemente come infatti si è anche fatto nel testo con “mistero”, ma se si usasse la traduzione canonica occorrerebbe interrogarsi come si fa ad affamare un oggetto di legno e pietra, opera dell’uomo...!

Assai interessante il pezzo a Sofonia 2: 15: la ripetizione del brano “אֲנִ֖י וְאַפְסִ֣י ע֑וֹד” [‘ă·nî wə·‘ap̄·sî ‘ō·wḏ], letteralmente “io e nessuno oltre” che in numerosi altri brani, quando è Yah·weh a parlare di se stesso, viene tradotto eccentricamente come “non c’è nessun (Dio) al di fuori di me” che, traslato pari pari in questo brano implicherebbe che la città in oggetto si dovrebbe credere di essere unica al mondo, caso in cui più che gaudente sarebbe composta da pazzi! Ne deriva che l’interpretazione corretta della forma, in tutti i casi, è in senso comparativo, nel senso che non c’è alcuna città, o ‘ĕ·lō·hê, al di sopra del soggetto, come direbbe un campione di box dopo aver vinto un campionato mondiale, certamente non implicando in ciò di essere rimasto l’unico pugile al mondo.


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